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Storia

Parco storico di Monte Sole Aula didattica di Monte Sole

Ufficio Scolastico Regionale E-R

Centro Servizi Amministrativi - Bologna

Progetto Marconi

PROJECT

 

Le testimonianze dei sopravvissuti alla strage

Non sono molti coloro che riuscirono a salvarsi. I sopravvissuti hanno ricordi molto tristi di quei giorni. Da questi ricordi dobbiamo ricavare degli insegnamenti per il nostro futuro: dobbiamo sperare e dare il nostro aiuto perché una così grande violenza non accada mai più . Non è semplice, basta accendere la televisione o sfogliare un giornale per vedere quante guerre ancora oggi si combattono nel mondo. La gente di Monte Sole è morta però perché voleva la libertà e la pace e per ricordarla nel modo giusto tutti noi, nella nostra vita di tutti giorni, dobbiamo farci messaggeri della pace fra tutti i popoli. In questo saremo aiutati dal Parco Storico di Monte Sole che ogni anno accoglie migliaia di giovani per ricordare loro il coraggio e l'impegno degli uomini e delle donne di Monte Sole per un mondo migliore.

Ascoltiamo cosa ci raccontano alcuni testimoni:

Giuseppe Lorenzini: II giorno dopo, a S. Martino, vidi lontano un gruppo di gente, tutti donne e bambini, con un solo uomo in mezzo con una gamba offesa [ferita], sparpagliarsi per i campi a branco, senza una direzione precisa. Sentii dei colpi, poi i nazisti li circondarono e li raggrupparono. Fecero presto, ve lo dico io, picchiavano sulle dita e sulle unghie delle mani e dei piedi con calci dei fucili. Li portarono davanti alla porta della nostra casa, dove li fecero ammucchiare e li massacrarono tutti con le mitraglie. Poi, uno per uno, gli diedero un colpo di fucile alla nuca. Tornarono ad ammucchiarli, perché nel morire s'erano un poco dispersi [sparsi lontano], spinsero sul posto un carro di fascine [rami secchi riuniti insieme], in modo da coprire tutti i cadaveri, fuori non spuntava neppure un piede, poi diedero fuoco. Inutile dire che anche le case furono tutte bruciate.

Gilberto Fabbri: La mattina del 29/9/1944.. .decisi di rifugiarmi a Caprara. Andai in un ricovero [rifugio] e trovai circa 50 persone, composte da donne, ragazzi e bambini. Verso le ore 14,30-15 dello stesso giorno, tre tedeschi entrarono nel ricovero; indossavano abiti mimetizzati e i loro elmetti erano adornati di foglie. Essi ci ordinarono di lasciare il ricovero e ci chiusero nella cucina della casa chiamata Caprara. Essi chiusero le porte ed aprirono soltanto la finestra della cucina e immediatamente dopo gettarono nella cucina 4 bombe a mano tedesche ed una grande di colore rosso. Ci fu una forte esplosione e molto fumo. Immediatamente sentii un grande dolore alle gambe, ma saltai fuori dalla finestra. Vidi tre tedeschi entrare dalla porta della casa e mi rifugiai in un cespuglio a 3-4 metri dalla finestra. Dopo poco, vidi due donne scappare attraverso un campo vicino e sentii dei colpi che credetti fossero sparati dai tedeschi accanto alla porta. Vidi le donne cadere a terra.

Elena Ruggeri: Dal nostro posto [io e mio cugino] vedevamo dentro il cimitero [di Casaglia]. Dopo un quarto d'ora che li avevano messi contro la cappella, aprirono il fuoco e gettarono anche delle bombe a mano.

Antonietta Benni: La mattina del 29/9/1944, cominciammo a sentire il crepitio [rumore secco e continuo] delle mitragliatrici e avemmo il triste presentimento [pensammo] che si trattasse di un rastrellamento. La nostra paura crebbe quando cominciammo a vedere case in fiamme e a sentire vicini gli spari... i soldati ci intimarono [ordinarono] di entrare nell'oratorio attiguo alla casa ... dove cominciarono a buttare dentro bombe da tutte e due le parti e dalla finestra.. .rimanemmo in quel triste luogo tutto il giorno 29, fino alla sera del 30, senza poter fuggire perché i tedeschi ci facevano la guardia ... Nel pomeriggio del sabato, 30 settembre, visto che non eravamo tutti morti, rientrarono in chiesa e ci dissero: "Fra 20 minuti tutti kaput!" Non tardai molto a sentire che ricaricavano i fucili ricominciando a sparare. La sparatoria durò pochi minuti e io, ancora viva, ero sempre in attesa della morte perché temevo che ricominciassero a sparare. Invece cessati gli spari, passarono in mezzo ai morti depredandoli di [togliendo loro] quanto avevano di prezioso e naturalmente passarono anche vicino a me. In quel momento, per timore che si accorgessero che ero ancora viva, trattenni il respiro.