Roberto Bondi
IL PROGETTO WIIDEA
quattro mesi di entusiasmo per parole chiave
Istituto
Aldini Valeriani, 27 maggio 2009
Traccia della relazione tenuta alla giornata di studio "Wiidea. Una via leggera per la lavagna digitale in classe"
Gioco
Estate 2008. Un po' di tempo per guardarsi intorno. Ma poi chi
lavora (vive?) in rete il tempo per guardarsi intorno lo trova. E
quello di
puntare alcune pazzie che per un chissàquale motivo piacciono. Noi
guardavamo video e abstract di un tedesco che estirpando l'LCD da un
portatile non
funzionante lo fissava ad una obsoleta lavagna luminosa ed otteneva un
videoproiettore (!?, lui ci riusciva, e lo consigliava alle scuole
e tutti quelli senza budget).
Poi un olandese che attraverso passaggi complicatissimi spiegava
come ottenere un caricacellulare funzionante con la dinamo della bici.
(…bellissimo!).
E poi questo Johnny Lee che in diverse youtubate oggi citate ovunque presentava, molto american geek, come ottenere questa fantomatica
Low Budget Whiteboard usando il telecomando della Nintendo Wii.
Contemporaneamente i figli di diversi di noi (qualcuno ha 7 anni, altri
sono vicini ai 30), e non solo i figli, cominciavano a giocare a tennis e a bowling e...
....ma come funziona questo comando che sorprendentemente
coglie i movimenti nello spazio? E cos'è quella barra necessaria che va
appoggiata sul televisore. E se la sostituisco con un paio di candele la console funziona lo stesso? Vero? Vero! …e internet che spiega tutto.
In Autunno si passa alle prove, con la galleria delle penne fatte
in
casa (presto pubblicherò la galleria degli “orrori” ottenuti per
modifica di
tubetti di vitamine, scatole di punte per trapano, aste di microfono)
..... possibile che funzioni? Si, funziona.
Verso la fine dell'anno un salto di qualità: a Hong Kong e in America
vendono penne per la Wiimote Whiteboard. In 15 giorni sono in ufficio e
a casa. Lo scoglio tecnico numero uno è superato.
Gennaio 2009: si fa il punto della situazione. La rete pullula
di esempi di docenti
che, da tutto il mondo, mostrano, e si mostrano, alle prese con il
gioco.
Qualche volta si vedono anche i ragazzi sullo sfondo. Australia,
Inghilterra, Azerbaijan, America, Olanda, Trento. Lo spirito è chiaro,
stanno tutti giocando. E se il gioco lo proponessimo a chi ci ha
accompagnato in
varie sperimentazioni su tecnologie e dintorni, la LIM del progetto
Schoolsuite in testa? E se fosse l'istituzione scuola stessa a proporre
alle scuole un
gioco, per vedere l'effetto che fa?
Il 23 gennaio per la
prima demo sono presenti una decina di scuole, alcuni dirigenti
dell'Ufficio, alcuni
amici "informati sui fatti", e nasce Wiidea. Pochi mesi per dirsi se
può
funzionare. Non tanto come è mostrato in rete, perché è chiaro che
tecnicamente funziona, ma proprio a scuola, con i dirigenti, i colleghi
i tempi
stretti, gli acquisti "anomali" da mettere in campo (vuoi mettere
andare a
chiedere in segreteria l'acquisto di due telecomandi da videogioco? e
il
consiglio di Istituto poi...). La proposta vale se sarà utilizzabile in
condizioni
di normalità, sul campo.
Per funzionare, funziona; ma quali le difficoltà in condizioni d'uso
standard?
Contagio
La
proposta è sul sito dell’USP di Bologna / Progetto Marconi. Chi ci
sta riceverà la chiave d'accesso al forum, le istruzioni di
base ed i
link in rete. Ci deve mettere tutto il resto. Ma il gruppo cresce. I
"bolognesi" passano da 10 a 15 in pochi giorni. E poi Maurizio da
Perugia,
Alessandro da Torino, Monica da Reggio Emilia (cito solo i primi tre in
ordine cronologico). Non ci si è mai visti prima, ma in 10-15 giorni le
email
e i post sul forum del progetto sono 5 e poi 10, 20. E poi la notizia
che il kit alla fine
funziona anche là, e che funziona anche in classe.
Il 15 aprile un improvvisato "stand" alla rassegna DoceboTech
dell’USR Emilia Romagna a Bologna, dove due studenti e qualcuno di noi
presentano l'oggetto, vede un flusso continuo di visitatori, docenti e
dirigenti
della regione e non solo, che chiedono si informano si stupiscono. Il
giorno
dopo gli studenti, che già usano wiidea a scuola, rientreranno in
classe
euforici nonostante la non stop 10-17. E noi cominciamo a ricevere un
numero crescente di adesioni che non si è ancora fermato. Diversi siti
web, specie blog intorno al mondo della scuola citano
l'esperienza.
Oggi
27 maggio siamo
qui in più di cento, anche da fuori regione, per discutere solo di
wiidea.
C'e' un denominatore comune che segue costantemente wiidea dalle fasi
pre-progetto fino ad oggi (e noi speriamo permarrà anche in seguito) ed
è l'entusiasmo. Quindi un
gioco contagioso? Entusiasmo nella scuola,
oggi?. Entusiasmo dei tanti colleghi, dei dirigenti che hanno visto e
toccato
con mano la cosa, di ispettori e dirigenti d'ufficio, di studenti, e
perfino, non dirò il nome, di una commerciale di un distributore di LIM
che era presente il 15 aprile (molti
suoi
colleghi però, se lo erano, non lo davano a vedere). Entusiasmo di tanti colleghi
aspiranti
tutor LIM che la settimana scorsa a Montecatini si sono fermati dopo la
fine
della giornata (e giornate lunghe senza tante pause!) per vedere
discutere chiedere toccare wiidea con mano per due giorni in fila.
Perché?
Do it yourself
E' la prima motivazione che abbiamo pensato. E che riteniamo assai
fondata. Quasi un filo che unisce tutte le sperimentazioni tecniche che
il
Progetto Marconi ha portato avanti in questi anni. La pazzia di gestire
in casa
un server senza disporre di personale e di competenze specifiche,
gestire
in proprio un dominio, avvicinare l’e-learning partendo
dall’installazione
e la gestione di una propria piattaforma più che dall’uso di risorse
“pubbliche” on line. Quando l’innovazione si fa in casa sfruttando
conoscenze e
risorse libere, minimizzando l’investimento monetario e riducendo al
minimo le “interferenze” del mondo esterno, i risultati a volte
arrivano, ma
quello che si muove è una quantità di energie e di lavoro dei singoli
impensata e impensabile ragionando in termini economici.
E’ il gusto del far da sé.
E nei primi mesi di wiidea tutto questo si è visto. Riguarda una fetta,
non maggioritaria ma importante, in primo luogo di docenti, ma più in
generale di elementi della comunità scolastica, perché sappiamo che
trattando di tecnologie ed innovazione il contagio percorre strane vie
e tocca spesso i docenti ma
non di rado dirigenti, amministrativi, bidelli, genitori, creando uno
stato
di fatto unico che contraddistingue ogni singolo istituto. Sono quelli
che
qualche giorno fa un collega ha detto “[voi] invasati” delle
nuove tecnologie. (…sottoscrivo!).
Ma non basta.
Io credo che il gusto del far da sé che ha creato i favorevoli
presupposti di wiidea ben al di là della fascia dei tecno-entusiasti, e
vada
ricercato in una sorta di risposta del mondo scuola al fenomeno LIM, di
cui si recepisce la rilevanza (sempre però con il dubbio su dove
collocare il limite tra il bisogno reale e quello imposto), ma che
spesso lascia i docenti e più in generale le istituzioni scolastiche
perplessi da una situazione di fatto che, sulla base della non
conoscenza dello
strumento e delle sue dinamiche, vede in posizione prevalente la
proposta
commerciale, che spesso nella prima fase di introduzione della LIM ha
cercato di
imporre tanto lo strumento quanto le sue modalità d’uso in classe.
Wiidea di lavagna digitale tratta, e quindi si inserisce a pieno titolo
nel filone dell’introduzione della LIM, ma è subito chiaro a tutti che
qui
è la scuola che pensa e si rivolge a se stessa. Il gusto del far da se
che
spesso abbiamo visto fungere da moltiplicatore di energie quando si è
trattato
di sperimentazioni di contenuto tecnico ritorna su una fetta più
numerosa
ed ampia quando si vuole ragionare di una sperimentazione che ha come
punto di arrivo immediato la didattica.
Software
(ma la wiimote whiteboard … è una LIM?)
Wiidea
nasce anche sull'esperienza di Schoolsuite, cioè su uno
dei primi casi italiani di diffusione massiccia della LIM
(circoscritta al nostro territorio provinciale, ma che ha interessato
quasi tutte le istituzione scolastiche). Schoolsuite ha introdotto nel
2006 la lavagna
Interwrite nelle scuole bolognesi. La scelta della specifica LIM da
distribuire è stata integralmente a carico dell’ente finanziatore
esterno (la Fondazione Carisbo). In quel momento Interwrite costituiva
uno dei
due soggetti di un duopolio (l’altro Smart, forse maggioritario
nell’insieme delle esperienze nazionali condotte nel 2005-2006) che
penso si possa
dire abbia caratterizzato l’introduzione della LIM nella scuola
italiana. Solo di recente si è assistito alla comparsa di proposte
alternative che hanno fortemente differenziato ed arricchito l’offerta
per tipologia e, in
misura minore, per livello di prezzo.
Ma i primi anni di esperienze con le LIM
ci hanno lasciato un’eredità pesante.
Entrambi i competitori nella prima fase hanno puntato sull’offerta
di
un pacchetto unitario Hardware-Software dove i confini delle due
componenti sfumano l’uno nell’altro. Nelle presentazioni iniziali e nei
corsi di formazione/addestramento si parla di una
“lavagna” che fa, permette, salva, copia, pubblica ecc quando in realtà
è il
software, licenziato e proprietario, a fare, permettere, salvare,
copiare ecc.
Le prime esperienze pubblicate e distribuite sono fruibili e ripetibili
esclusivamente disponendo dello stesso binomio Hardware-Software,
altrimenti la condivisione può avvenire esclusivamente sulla base di
immagini-snapshot, statiche, di vari passaggi dell’esperienza (…mi
passate il termine “lavagnate”?). Il documento presentato a posteriori
fatto di istantanee è spesso significativo ed evocativo, ma troppo
lontano dal cuore dell’esperienza LIM, che è legata all’azione, al
fare, alla variazione
sul momento.
La possibilità di utilizzare a punta di penna (o di dita, con la Smart)
gli applicativi in uso sul PC è prevista e presentata, ma tende ad
esserlo in funzione di
una sua integrazione con il software proprietario che disegna il
framework d’insieme per l’utilizzatore.
Questo quadro poggia su un importante presupposto implicito.
Nonostante
gli anni delle alfabetizzazioni informatiche, i docenti italiani hanno
nella media una familiarità con il digitale così modesta che la
diffusione e l’effettiva valorizzazione dei nuovi strumenti è possibile
solo
saltando i presupposti “informatici”, grazie alla proposta ex novo di
uno
strumento HW-SW che permette di avvicinarlo “a prescindere” dalle
esperienze precedenti. Sono decisamente significative al proposito
alcune
impressioni di diversi docenti coinvolti nelle prime sperimentazioni
che riportano di una lavagna (non lo esplicitano ma si riferiscono più
al software che all'hardware) che grazie alla sua facilità d'uso li
mette in condizioni di essere operativi in poco tempo, superando le
tante ansie che di solito accompagnano l'avvicinamento alle nuove
tecnologie. La tesi chiaramente
non è campata
in aria. Ma è davvero troppo limitativa per una parte non
così ristretta
di docenti.
Con wiidea partiamo (se volete… per forza!) da un altro presupposto. Il
kit wiidea equivale, fatte salve le sue caratteristiche che saranno ben illustrate, alla parte Hardware si un sistema LIM. E’ una lavagna
digitale.
Probabilmente a tutt’oggi la più economica delle lavagne digitali se ci
fermiamo ai costi strettamente monetari.
Non esiste un software liberamente applicabile ad ogni lavagna digitale
in Italia (n.d.a. maggio 2009) a quanto ne sappiamo. Tutti i nuovi
fornitori di LIM che si sono più o meno recentemente affiancati a
Interwrite e Smart
hanno proposto insieme al loro hardware anche un software proprietario
specifico, le cui funzionalità, più o meno marcate e sviluppate,
ricalcano in linea di massima quelle proposte dalle prime offerte
commerciali. Ma
che non sembrano pienamente utilizzabili con una soluzione
commercialmente impropria come wiidea.
Il mondo open source-free software è al momento lontano da
soluzioni
che ricalchino le funzionalità dei software LIM proprietari. Tuttalpiù
esistono soluzioni libere parziali relative ad uno specifico aspetto
(es. i
software di annotazione della schermata, che verranno oggi presentati)
dell’uso
LIM.
Probabilmente uno o più produttori potranno nel futuro prossimo
decidere di rendere il loro software liberamente utilizzabile su tutti
i
dispositivi di puntamento (eloquente e da noi auspicato ad esempio
l’accordo vigente
in Francia tra Interwrite France e i Ministeri dell’Educazione
francesi),
ma le difficoltà di fatto non verranno meno finché non si compirà
l’auspicata
convergenza verso un formato editabile comune (speriamo
davvero libero) dei file LIM, che
permetta di rendere le esperienze fatte sulla lavagna digitale
trasmissibili e modificabili da un sistema all’altro. Se ne sta
parlando da un po’, ma
i tempi non sembrano maturi.
La sperimentazione di wiidea prende quindi due vie possibili.
- La sperimentazione su questo hardware del software già in uso sulle
altre LIM dell’istituto (se il contratto di utilizzo del software lo
permette, e chiaramente nelle scuole dove wiidea è pensata per aggiungere LIM ad
altre già presenti)
- L’impiego di un insieme di software eterogenei che fanno in
qualche
modo già parte del bagaglio digitale del docente sperimentatore, e che
vengono
da lui ritenuti “ricchi” se vengono utilizzati su grande schermo al
centro dell’attenzione e delle pratiche della classe. Questa seconda
ipotesi è quella che possiamo proporre a tutti, non è semplice ma è
decisamente suggestiva
Voglio
riportare la felicissima espressione riportata da Daniele Barca sul
forum didattico dell’area di progetto, che ha pensato a wiidea come ad
un uso LIM 2.0,
fatto di un insieme di risorse variegate (da Google Maps/Earth a
Geogebra a Skratch, da Wikipedia ai tanti software didattici e non
disponili in
rete), possibilmente libere, alle quali l’esperienza e la mano del
docente, coordinatore e conduttore di esperienze, sa dare significato e
visione
di insieme rispetto al contesto di classe nel quale viene ad operare.
Il rimando è al passaggio dall’elearning 1.0 strutturato sulle
piattaforme
a quello 2.0 basato su strumenti diversi di condivisione e costruzione
accessibili on line.
Ma a ben guardare siamo di nuovo ricaduti in un’altra accezione
del “do
it yourself”, che crea entusiasmo e voglia di fare, probabilmente
perché
propone soluzioni personalizzate e differenziate che si fondano sulle
competenze acquisite dai singoli docenti, che sono messi nuovamente al
centro del processo di innovazione e sperimentazione che qui si vuole
proporre.
In questo senso molte ed interessanti sono le considerazioni che
cominciano ad animare il forum “didattico” interno al progetto, che intendiamo presto
condividere ed aprire ad un pubblico più ampio aprendo un blog sul
tema.
Risparmio?
L’idea di poter giocare con una lavagna digitale senza un
investimento consistente è innegabilmente uno dei motivi che ci ha
fatto avvicinare
da tanti colleghi e non solo. Tutte le versioni della wiimote
whiteboard che si
vedono in rete insistono molto, a volte con intento chiaramente
polemico, sul risparmio che questa soluzione permette rispetto alle LIM
commerciali.
Quella di Wiidea è probabilmente oggi la via più "economica" per
provare una lavagna digitale in, ma occorrono:
- un videoproiettore (costa, anche se lo si ha già in casa);
- una lavagna bianca e liscia (idem);
-piuomeno 100 euro da spendere (ma 50-60 possono bastare se si
costruisce la penna in proprio) per i componenti del kit;
- un po' di senso pratico;
- una certa dimestichezza con il PC (ma almeno abbiamo verificato che funziona con Win, Mac, Lin)
- avere già qualche idea sul software che possa essere
didatticamente vincente se usato in piedi a pieno schermo, davanti a
tutta la classe.
Insomma, proprio gratis non è, anzi, ma
almeno molti dei costi sopra elencati non sono monetari.
E l’economia ci insegna che quando entrano in gioco i costi non
monetari il calcolo del punto di equilibrio, la convenienza a fare o
lasciar
perdere in sostanza, si fa più aleatoria e varia grandemente da
soggetto a soggetto.
Wiidea è appunto un’idea, non un prodotto, che con noi la scuola lancia
a se stessa. L’offerta è per tutti. Cerchiamo di creare un punto comune
di confronto e riferimento per tutti coloro che valuteranno di poter
superare la propria soglia di convenienza e provare a giocare in classe
con i
propri alunni, e vedere se il digitale e le nuove lavagne possano
davvero
dare, nella pratica quotidiana, quei frutti in termini di apprendimento
e
migliori relazioni che le prime esperienza LIM compiute lasciano per
ora
intravedere.
i prossimi passi
Il futuro che speriamo è fatto di gruppi di altre provincie che
stanno nascendo sul nostro esempio e con i quali abbiamo i primi
contatti, di
altri gruppi che in modo autonomo hanno percorso in questi mesi un
percorso
più o meno analogo al nostro e con i quali vorremmo condividere
problemi e soluzioni messe a punto. E' fatto anche di colleghi di varie
parti d'Italia, e la cosa ci fa gran piacere, che
vogliono accendere la Wiimote Whiteboard nella loro classe,
semplicemente condividendo l'esperienza in rete, anche senza disporre
di riferimenti locali. Ed è fatto anche di singoli che, a volte
sottolineando
difficoltà di ordine pratico per noi sconcertanti (ma non sorprendenti)
sollevate dalle istituzioni scolastiche nelle quali si trovano ad
operare, chiedono aiuto per arrivare a far funzionare in modo autonomo
il kit.
E ancora possibilità di collaborazione con istituzioni universitarie,
enti no profit, associazioni di genitori, che sono in qualche modo
venuti a conoscenza del progetto e ne hanno in qualche modo condiviso
l’entusiasmo di fondo. Se questi mesi dall'inzio fino ad oggi
hanno visto la verifica del superamento dei
principali ostacoli tecnici, l’inizio dell’anno prossimo dovrebbe
coincidere, condizioni di lavoro permettendo, con la verifica di
percorsi didattici
compiuti realizzati con wiidea in classe. Ci contiamo, e contiamo poi
di rivederci magari ancora più numerosi per discuterne insieme i
risultati.
Roberto Bondi
(bondi@isicast.org)
Wiidea, una via leggera per la lavagna digitale in classe, 27 maggio
2009