ITALIANO LINGUA 2

Per i bambini stranieri scolarizzati in Italia l'italiano non é lingua materna, lingua d'origine, della casa, degli affetti, del gruppo.

Non é lingua straniera poiché viene appresa nel luogo e nel contesto in cui è la lingua d'uso e di scolarità.

Apprendere / insegnare l'Italiano come seconda lingua è un compito delicato e complesso che richiede nuove competenze professionali, la disponibilità di proposte e materiali didattici innovativi, la possibilità di sperimentare modalità organizzative flessibili in grado di sostenere il cammino di apprendimento delle bambine e dei bambini neoarrivati e non italofoni .

L'apprendimento della lingua italiana del paese di immigrazione è inteso in funzione sia del comunicare a scuola e fuori e quindi dell'instaurarsi di rapporti di amicizia con i pari e gli adulti, sia dello studiare e imparare diverse discipline, cioè del successo scolastico.

Il bambino impara facilmente la lingua della comunicazione, per la lingua della conoscenza impiega molto, molto più tempo.

Osserva G. Favaro : “ Gli insegnanti che accolgono in classe bambine/i ragazze/i stranieri non italofoni si trovano dunque a dover elaborare proposte didattiche che si propongono di sviluppare sia una buona competenza comunicativa in L2, sia la capacità di usare la nuova lingua per imparare e seguire un percorso scolastico positivo”

imparare l'italiano, imparare in italiano: queste sono le due sfide linguistiche della didattica alle quali gli insegnanti devono dare risposta.

L'apprendimento della L2, lingua appresa nel contesto in cui è lingua d'uso presenta specifiche caratteristiche:

•  Il contesto nel quale avviene, in classe, in laboratorio, fuori dalla scuola, con i pari e gli adulti.

•  Bisogni linguistici e la grande varietà di situazioni degli apprendimenti : bambini e ragazzi differenti per età, scolarità precedente, classe di inserimento, lingua d'origine e così via devono nello stesso tempo imparare a riorientarsi , comunicare, leggere, scrivere e studiare in L2, riflettere sulle strutture della nuova lingua e seguire discipline comuni.

•  Tempi : si trovano a confronto i ritmi propri dell'apprendimento di ciascuno e i tempi stretti della scuola.

•  Modalità di valutazione proprie dei percorsi scolastici, che chiedono di registrare i progressi in L2, ma anche le conquiste e le difficoltà in tutte le discipline che vengono apprese attraverso la L2.

•  Le componenti individuali che entrano in gioco e che hanno a che fare con il viaggio, i vissuti, i progetti famigliari e personali di migrazione, le condizioni di vita, le motivazioni nei confronti della L2, la costruzione dell'identità .

Nell'ambito delle componenti individuali, nella esperienza la motivazione è fondamentale e dover, voler comunicare è una grande motivazione, è uno dei motivi per cui si apprende presto la lingua della comunicazione, perché mi serve.

Però abbiamo parlato dell'altra funzione che ha la lingua ed è quella conoscitiva, chiamiamola così.

Qui si complica l'insegnamento / apprendimento perché il modo di osservare la realtà di persone che parlano lingue diverse è diverso , nel senso che io posso parlare anche una lingua diversa dalla mia, ma se ragiono in italiano e comunico traducendo dall'italiano finisco con il comunicare messaggi che non sono compresi nello stesso modo , che sono compresi secondo le modalità dell'altra lingua della visione del mondo che l'altra lingua convoglia.

Quindi il fenomeno educativo è complesso ed a tale proposito quattro raccomandazioni:

•  i progetti di insegnamento / apprendimento dell'Italiano L2 devono trovare la loro strada e consolidarsi come proposta didattica a partire dai molti interrogativi e non da soluzioni precostituite, dalla necessità di cercare la risposta adeguata a quella specifica situazione individuale, alla biografia linguistica di quel particolare bambino o ragazzo;

•  la nuova professionalità si costruisce non solo attraverso l'esperienza , ma anche in rapporto alla capacità di immaginare e inventare, di sperimentare e prefigurare strategicamente comportamenti didattici e risposte mirate;

•  il lavoro di facilitazione linguistica è compito diffuso che coinvolge tutti gli insegnanti della classe e, come l'intercultura, non è di competenza dell'insegnante di italiano i quali insegnanti sviluppano attenzione e capacità di mediazione per ciascun tema e ambito disciplinare (matematica, geografia, scienze, educazione artistica - motoria, musica, molto privilegiata rispetto l'insegnamento di italiano);

•  insegnare / imparare la seconda lingua nella migrazione significa anche promuovere l'appartenenza al paese di accoglienza; proporre attraverso le parole un modo diverso di rappresentare il mondo, le relazioni, i riferimenti culturali, in un processo di riconoscimento e valorizzazione delle lingue e culture d'origine di ogni bambino e ragazzo.

La lingua si accompagna ad una gestualità, ad una prossemica (modo di stare fisico davanti ad un ospite pro - xenos ) che sfugge spesso all'attenzione, ma viene interpretata sempre e comunque può essere fuorviante.

Non è solo un problema di arricchimento lessicale è il concetto di spazio e di tempo che organizziamo in modo diverso, le forme e i colori sono frutto di selezioni che si sedimentano nella lingua, chi guarda il mondo lo osserva secondo le lenti che la lingua gli offre.

Per non parlare poi dei sentimenti, delle sensazioni, paure, amore, ansia, gioia, gelosia.

Sono modi dell'animo, ma scopriamo che ogni lingua opera scelte e inventa categorie di sensi e sentimenti.

Insistere sul mantenere viva la lingua materna è importante perché quanto più i bambini sono padroni della loro lingua quanto più facilmente imparano ad utilizzare il codice linguistico a loro sconosciuto.

Come scrive Cummins c'è un vero e proprio transfer tra una lingua e l'altra; ci deve essere ed è quello che consente che la lingua appresa sia una modalità di autodefinirsi ( io sono ), conoscere, costruire altri codici.

Fondamentale è stato nell'approntare delle azioni concrete, per chi non conosce o conosce appena la nostra lingua, creare un habitat, un clima adeguato.

Quindi, agli effetti di quanto detto:

•  facilitazione cognitiva se il clima di lavoro è ricco di messaggi e di accettazione anche incondizionata;

•  riduzione del tasso di vulnerabilità cui il bambino e anche il docente sono esposti

•  conferma culturale e quindi della legittimazione di una storia diversa da quella maggioritaria.

In questa ottica è evidente che il cosiddetto recupero linguistico non può essere attuato come fosse un'azione riparatoria, come se il bambino straniero fosse in difetto . Infatti il contatto fra le lingue è un fenomeno fisiologico non patologico.

Una lingua chiusa in sé, pura, non esiste, sarebbe una lingua morta, l'italiano stesso è ricco di contaminazioni.

I bambini, per fortuna, hanno grosse potenzialità di apprendimento rispetto agli adulti, ma scarsa motivazione intrinseca ( perché farlo? A cosa mi serve? ) quindi è importante porsi il problema dei contenuti anche come mezzo di recupero delle motivazioni.

Per esempio nulla vieta di imparare la lingua attraverso le narrazioni, la pedagogia narrativa.

Intanto, si può partire dall'idea “parlami di te, mi importa, io ti parlo di me” utilizzando il disegno, le fotocopie, le immagini, i documentari dei paesi d'origine.

Quindi possono essere utilizzati input testuali orali e scritti, disegni di storie o parti di storie, storie della storia, e non c'è un motivo per cui non si possa imparare a salutare, a chiedere informazioni, attraverso le storie, anziché il metodo situazionale - comunicativo di modello anglofilo o il metodo grammaticale attraverso il quale difficilmente si possono coniugare lingua - cultura - motivazioni.

Usare il registratore è indispensabile, per esempio, “perché quando scrivo la voce si perde completamente, quando registro su nastro la voce rimane piena di echi, di suoni, di variazioni, è qualcosa che penetra dentro, tocca l'anima e mi fa sentire ciò che non si riesce a sentire altrimenti”.

Io Posso è l'imperativo. Posso ridere e imparare le parole del sorriso.

Posso giocare e imparare le parole del gioco.

Posso correre.

Posso mangiare.

E così via.

E' un percorso non stabilito una volta per sempre e per tutti i bambini stranieri.

Sulla base di avere un progetto, più che fare un progetto “ devo” costruirmi un percorso che può subire virate improvvise e può cambiare, ricordando che l'equazione della lingua è “x + 1” , cioè quando si arriva ad “x” si può solo fare “+ 1” e non “ +5 - + 6 ecc..” .

Antonia Dattilo