LABORATORI DI RICERCA SCUOLA:

IL FILO CHE NON C'E'

 
INTRODUZIONE Silvana Mangiaracina
PRIMO INTERVENTO Paolo Manzelli
SECONDO INTERVENTO Lucio Morettini
TERZO INTERVENTO Enrichetta Susi
QUARTO NTERVENTO Mauro Nanni
QUINTO INTERVENTO Cesare Maioli

INTRODUZIONE:                                    

Silvana Mangiaracina, CNR Area di Bologna 

Il problema dell'apprendimento delle conoscenze scientifiche è molto sentito non solo nel nostro paese, ma anche nel resto del mondo, anche se si pensa maggiormente ad un trasferimento di tecnologie. Secondo la relatrice, una struttura scientifica di base è uno strumento che serve al cittadino per poter comprendere la realtà in cui viviamo, che è permeata dalle innovazioni provenienti appunto dal mondo scientifico e dalla tecnologia.

Quando parliamo di trasferimento di conoscenze, non possiamo considerarlo come un semplice trasferimento da un contenitore, che è quello del laboratorio, ad un altro, che è quello della scuola, ma come un processo grazie al quale avviene anche una creazione di conoscenze.

PRIMO INTERVENTO                                     

Paolo Manzelli, Università di Firenze

"La scuola può diventare un ambiente per ricerche, ma per realizzare ciò deve essere rinnovata. A scuola bisogna occuparsi dei grandi problemi sociali, ma non isolati, infatti la comunicazione con altre persone tramite reti internazionali è molto importante perché può consentire alla scuola di divenire un grande centro di ricerca".

Questa è una parte del discorso che ha fatto Paolo Manzelli, che in seguito ci ha parlato del trasferimento di conoscenze attraverso l'immaginario che costituisce l'impronta determinante della costruzione dell'EGO con il quale esprimiamo la nostra peculiarità. A nostro avviso questo discorso è stato interessante anche se per noi abbastanza complesso e quindi se qualcuno volesse ulteriori informazioni può rivolgersi a Paolo Manzelli attraverso fax (055/354845) e telefono (055/332549).

SECONDO INTERVENTO                                                          

Lucio Morettini, Cinematografia Scientifica CNR di Bologna

 Il chimico Lucio Morettini afferma che è scontato dire che la scienza e la tecnologia governano la nostra realtà.

Secondo lui questo progetto di rendere le scuole dei laboratori di ricerca è un impegno enorme, che però va portato avanti per alcune importanti motivazioni:

- la scienza e la tecnologia sono due aspetti molto importanti della nostra vita e quindi tutti abbiamo il diritto di conoscere i progressi raggiunti in questi campi;

- la scienza è uno dei prodotti della nostra vita e quindi bisogna cercare di diffonderla il più possibile in quanto questo campo di studi è stato improntato al servizio dell'uomo;

- in una società così tecnologica la gran parte delle decisioni politiche dovrebbe essere frutto di un dibattito tra persone informate sui progressi tecnologici;

- dato che sono i cittadini che pagano per consentire i progressi tecnologici, l'opinione pubblica ha il diritto di essere informata.

Tra gli strumenti utilizzati per la comunicazione di massa hanno preso il sopravvento il cinema e la televisione grazie alle spettacolari immagini che sono in grado di offrire. Inizialmente erano utilizzati come strumenti di indagine scientifica, ora però è molto importante il loro utilizzo nel campo didattico di tutti i livelli, da quello specialistico alla scuola dell'obbligo.

L'informazione scientifica, attraverso questi mezzi non deve essere divulgata in maniera superficiale o banale credendo che le persone non siano in grado di capire, ma deve essere comprensibile, chiara e rigorosa.

Secondo il chimico, il progetto di far diventare le scuole dei laboratori di ricerca è realizzabile solo se a confezionare l'informazione sono coinvolti sia i ricercatori che i docenti, perciò ci deve essere un rapporto decisamente collaborativo.

Alla domanda "Questa informazione può essere migliorata?" ha risposto che deve essere per forza potenziata, sia per il futuro della ricerca sia per il bene della scuola e del sapere; inoltre è assolutamente necessario che sia il mondo scientifico a presentarsi, senza intermediari.

TERZO INTERVENTO                                             

Enrichetta Susi, Lamel CNR

 Il suo intervento riguarda il rapporto tra scienza e didattica dal punto di vista di ricercatrice che non insegna. Questo rapporto la interessa perché è uno dei pochi canali di comunicazione tra la scienza e la società, in una situazione in cui l'accumulo delle conoscenze scientifiche e delle loro applicazioni tecnologiche sembra sopravanzare di tanto le nostre capacità di elaborazione culturale e simbolica.

Infatti la cultura contemporanea nasce segnata dalla ineliminabile suddivisione in ambiti di competenze specialistiche, che rendono sempre più remota la possibilità di discutere le prospettive dello sviluppo scientifico da un punto di vista complessivo. Tanto è vero che la riflessione sulla scienza è l'oggetto di una specifica disciplina, l'epistemologia, con il suo corredo di comunità di esperti chiuse in un dibattito quasi interamente interno, di linguaggi specialistici difficilmente accessibili ai profani.

Si tratta di una condizione che provoca due svantaggi: c'è chi si vede rovesciare addosso tecniche e conoscenze che cambiano la realtà ad una velocità incredibile senza riuscire a capire ciò che accade e d'altro canto ci sono i ricercatori che si sottraggono all'incompetenza solo per il settore inevitabilmente ridotto in cui lavorano, restando bloccati all'interno del loro linguaggio disciplinare. Infatti senza un linguaggio comune e punti di riferimento generali la tendenza naturale dei ricercatori è quella di riferirsi esclusivamente alle loro comunità disciplinari in cui la loro competenza può circolare ed essere riconosciuta senza ulteriori mediazioni e ciò limita il rapporto diretto con la società.

La scienza appare incapace di parlare dei suoi risultati con un linguaggio trasparente, comprensibile alle persone. La comunicazione è quindi interrotta in ambedue i sensi: le rivoluzioni scientifiche e tecnologiche che la nostra epoca produce in continuazione rischiano di restare indicibili, inesprimibili nel linguaggio e nel senso comune e quindi sottratte a qualunque tipo di mediazione con i bisogni comuni.

Resta dunque la scuola, che in qualche modo fornisce ancora questa mediazione, senza però che ci sia un'attenzione sufficiente da parte della società a sostenere questa sua funzione o anche semplicemente a capire come viene svolta.

QUARTO INTERVENTO                                   

Mauro Nanni, IRA CNR

 Nanni parla di un'esperienza con la quale sono riusciti a stendere un rapporto tra mondo della scuola e della ricerca. Questo tentativo è KIDSLINK con il quale si è cercato di portare una sperimentazione delle tecniche informatiche all'interno della scuola per vedere come potevano essere utilizzate in quell'ambito. Sono riusciti a coinvolgere circa 130 scuole di ogni ordine e grado su progetti di varia natura ed inoltre hanno coinvolto insegnanti, tecnici della scuola, oltre a ricercatori del CNR nel cercare di capire cosa si potrebbe fare con la telematica; per fare ciò hanno organizzato 12/15 corsi sulle tecniche dell'informatica.

KIDSLINK è ampiamente utilizzato anche ora ed ha funzionato fino ad adesso perché ha trovato nella scuola soggetti interessati e disponibili e che hanno saputo superare l'impatto tecnico.

Alla domanda "L'evoluzione dello strumento rete è terminato?" Nanni ha risposto di no perché secondo lui è possibile creare una rete comune tra scuola e ricerca e stimolare la ricerca nella produzione di materiale "educativo" indirizzato alle scuole.

QUINTO INTERVENTO                                                        

Cesare Maioli, Università di Bologna

 Cesare Maioli, docente di informatica all'Università di Bologna, ha detto che ci sono stati alcuni trasferimenti di concetti, come ad esempio l'interattività, che hanno avuto abbastanza successo.

Questo lavoro è stato sì incentrato sull'utente, ma deve essere portato avanti da persone con una impostazione scientifica.

Alla domanda "E' possibile migliorare la comunicazione tra laboratori di ricerca universitaria e mondo della scuola?" ha risposto che non crede che in generale si possa migliorare in quanto per attrezzare le scuole serve molto denaro ed inoltre un piano nazionale dell'informatica non può che essere lento e bloccarsi sul ruolo dell'insegnante.

Secondo la sua opinione il modello bolognese è soddisfacente, ma il sistema scolastico è difficile da adattare per la sua inerzia.

F . Gnudi F Buono               Liceo Scientifico "E.Fermi", Bologna I° L